La Collezione

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La collezione d'arte del nuovo Museo di Palazzo Ravaschieri 

La collezione comprende oltre duecento opere fra dipinti, sculture e disegni, realizzate tra la fine del Quattrocento e i giorni nostri; la sua natura, e con essa la sua importanza, è perlomeno duplice, dal momento che vi sono incluse sia opere d'arte di pittori e scultori liguri o di maestri italiani che a Chiavari e in riviera hanno a lungo soggiornato, sia opere di importanza e respiro internazionali.
Lo straordinario 
Gabinetto d'amatore con asini iconoclasti del noto pittore anversano Frans Francken II il Giovane, realizzato agli inizi del Seicento, costituisce un'assoluta rarità nel panorama museale italiano, così come fiammingo è anche il cinquecentesco Compianto sul Cristo morto realizzato probabilmente dalla bottega di un altro famoso artista operante ad Anversa, Quentin Massys; anche la composizione e lo stile pittorico della Madonna con Bambino e Santi lascia supporre che si tratti di un'opera legata all'ambito nordico. 

All'interno del nucleo di dipinti "antichi" della collezione della Società Economica spiccano poi l'Eremita tentato e il Paesaggio con due anacoreti, entrambi attribuiti alla mano di Alessandro Magnasco, uno dei più importanti pittori genovesi attivi tra il XVII e il XVIII secolo; di ambito genovese del Seicento appare inoltre il dipinto raffigurante Giuseppe venduto ai fratelli, anch'esso esposto nel nuovo percorso museale.
Insieme alla pittura compresa tra il Cinque e il Settecento, è l'arte del Novecento a connotare con particolare forza e varietà la collezione del Museo: il secolo si apre con la 
Maternità Divina di Gaetano Previati, che nella sua luminosità e nei suoi particolari floreali già denota l'importanza che per l'artista ebbero i suoi soggiorni in riviera. Un territorio quello del Tigullio e del Levante ligure che diventa, nel secondo e nel terzo decennio del secolo, luogo d'elezione per gli artisti: Emanuele Rambaldi, rappresentato da una nutrita serie di dipinti di svariati generi, e Alberto Salietti, uno degli artisti che portò a Chiavari l'eco del movimento artistico di "Novecento" e di cui la Società Economica possiede gli straordinari Diari pittorici, sono i principali esponenti di quell'attivissimo "cenacolo artistico"; i paesaggi di Paolo Stamaty Rodocanachi e Lino Perissinotti, che ritraggono ancora scorci del Tigullio, completano questo quadro "chiavarese" della prima metà del secolo. 
Una figura invece atipica nel panorama artistico ligure è quella di Giuseppe Raggio, chiavarese trasferitosi a Roma per dedicarsi alla raffigurazione dal vero della campagna romana, dal quale la Società Economica acquistò nel 1916 una serie di piccoli dipinti e di disegni, in parte esposti nel corridoio del Museo.
Gli stretti legami tra l'ambito dell'arte contemporanea e la Società Economica proseguono dalla seconda metà del '900 fino ad oggi, e sono legami che, al passo con i tempi, si concretizzano in una serie di esperienze artistiche non prettamente figurative: sono esposte opere di Pier Luigi Lavagnino e di Luiso Sturla, in cui le figure e il paesaggio sono trasfigurati, con una declinazione verso l'informale.
La visita del Museo di Palazzo Ravaschieri permette anche di effettuare un percorso attraverso la scultura ligure della prima metà del secolo scorso, dalle teste del chiavarese Francesco Falcone ai busti di Rodolfo Castagnino, fino alle opere di Santiago Cogorno e di un altro chiavarese, Pietro Solari.

 

Ingresso – sala A 
Il corridoio di ingresso è quasi interamente dedicato al pittore Giuseppe Raggio, nato a Chiavari nel 1823 ma trasferitosi definitivamente a Roma nel 1848, del quale la Società Economica di Chiavari conserva un cospicuo numero di piccoli dipinti ad olio e di disegni a matita; vennero acquistati a Roma presso il pittore nel 1916, ultimo anno della sua vita: tale acquisto, oltre a rappresentare un’operazione interessante dal punto di vista artistico, si inseriva nelle varie lodevoli iniziative che sia in Liguria sia a Roma vennero prese per cercare di risollevare le sorti e le precarie condizioni di vita del pittore.
Il Museo non comprende dipinti “maggiori” dell’artista, ma le opere esposte racchiudono e testimoniano comunque bene la sua attività pittorica: compaiono animali, bufali, bovi, cavalli e pecore, sono presenti i butteri, i mandriani, lo zampognaro, si trovano ritratte le attività principali della campagna romana di quel periodo, dal trasporto di travertino, all'allevamento di bestiame, fino alla raccolta del fieno; non manca infine il flagello che affliggeva i dintorni di Roma ancora agli inizi del Novecento, la malaria, qui in uno dei tanti bozzetti della grande opera 
Malaria alla quale lavorò per oltre quarant’anni: trasferitosi a Roma con l’intenzione di dedicarsi alla pittura storica e religiosa, il Raggio era stato “rapito” dal fascino della campagna romana, che lo aveva spinto a dedicarsi con passione alla rappresentazione dal vero. 
Analoghi soggetti sono presenti nel 
corpus di disegni, attualmente non esposto, costituito da fogli di varie dimensioni non omogenei in quanto a stile, tratto e compiutezza: è certa in ogni caso l’importanza che i bozzetti, e in particolare i disegni, rivestivano per il Raggio nel suo processo di creazione dei dipinti; anche i disegni della Società Economica costituiscono quindi un significativo documento e una testimonianza importante dell’opera del Raggio.

Il percorso espositivo dell’ingresso è completato da due opere dello sculture chiavarese Francesco Falcone, una Testa in legno con vernice metallizzata realizzata nel 1927 e unaTesta di bimbo anch’essa in legno scolpito, opere connotate da un realismo espressivo realizzato tramite la materia. 

Sala espositiva B 
La sala vede esposta una parte delle opere della collezione della Società Economica più recenti, realizzate tra gli anni Trenta del secolo scorso e i giorni nostri da artisti chiavaresi o da artisti che a Chiavari hanno a soggiornato e vissuto, a testimonianza dell’attenzione che l’Istituzione ha sempre dedicato all’arte contemporanea ligure. 
EChiavari e il suo entroterra è rappresentato innanzitutto nel 
Ponte sul fiume Entella del pittore genovese Paolo Stamaty Rodocanachi, dipinto che si inserisce nell’ambito della pittura matura dell’artista, che si basa sull’osservazione del dato naturale, indagato e contemplato a lungo, e quindi ricostruito mediante la lenta sovrapposizione di magre pennellate di colore, che permettono all’immagine di acquistare una grande forza evocativa.
Anche Lino Perissinotti, trasferitosi definitivamente a Chiavari nel 1936, ritrae in numerosi dipinti il territorio di Chiavari, in 
Verso il gasometro, databile tra la fine degli anni Trenta e gli inizi degli anni Quaranta e in Campagna chiavarese, di poco successivo, mentre La chiesa del paese appartiene all’ultima fase pittorica dell’artista, quando le forme e le pennellate si fanno più sciolte e libere. 
La sala comprende poi alcune opere di Pier Luigi Lavagnino, artista chiavarese trasferitosi giovanissimo a Milano per orientarsi verso la pittura informale: Studio 1963Fiume 1964Figura su grande sfondo appartengono però ad una fase successiva in cui l’artista, pur non rinunciando del tutto all’informale, recupera, nel suo reinventare spazi e paesaggi di nessun luogo, alcuni tratti della pittura figurativa.
Il paesaggio trasfigurato, con una declinazione verso l’informale, è senz’altro uno dei dati caratteristici anche della pittura del chiavarese Luiso Sturla: le opere esposte confermano che, come scritto dalla critica, il fascino della sua pittura consista nel divenire della forma e nella trasfigurazione del vero con capacità immaginativa. 
A Chiavari effettua lunghi soggiorni anche l’argentino di nascita Santiago Cogorno, artista poliedrico, del quale vengono esposte tre opere pittoriche, e chiavaresi di nascita e “di adozione” sono rispettivamente Mario Rocca e Mario Puppo, di cui si espongono 
Visione 94 e Marinaio che rammenda le reti.
Dello scultore e pittore ligure Rodolfo Castagnino sono qui presenti 
La promessa, busto in marmo che testimonia la prima fase dell’artista, improntata ad un deciso arcaismo unito ad una netta stilizzazione delle forme, e Il cappellino, busto in cotto datato 1932.

Inizia in questa sala l’esposizione di alcuni degli straordinari Diari Pittorici dell’artista di “Novecento” Alberto Salietti: il corpus completo della Società Economica comprende 38 albi da disegno di vario soggetto realizzati dall’artista tra il luglio del 1935 e il settembre del 1960. 

Sala espositiva C 
L’esposizione di questa sala, dedicata in grande prevalenza ad opere di pittura e scultura della prima metà del Novecento e realizzate da importanti artisti liguri o attivi in Liguria, si apre con la Maternità divina dipinta da Gaetano Previati tra il 1904 e il 1905; molteplici sono i motivi di interesse dell’opera: la tecnica pittorica utilizzata, quel divisionismo che l’artista stesso delineò in alcune pubblicazioni; la sua inclinazione verso il simbolismo, esplicitato tramite una visione mistica, quasi irreale; il soggetto religioso, testimone della profonda religiosità di Previati; la precoce presenza degli apporti liguri – i fiori ed una maggiore luminosità – determinati dai soggiorni a Lavagna, iniziati pochi anni prima della data di realizzazione del dipinto. 
Artista poliedrico, attivo in molteplici ambiti dell’arte e della cultura, Emanuele Rambaldi è qui rappresentato da una nutrita serie di dipinti – e da una serie di suoi oggetti realizzati in diversi materiali - che spaziano dai paesaggi della seconda metà degli anni Venti, caratterizzati dalle case e dalle strade della campagna ligure, alle nature morte dello stesso periodo, in cui la solidità dei volumi e gli accenni metafisici danno origine a composizioni che ancora risentono del “novecentismo” italiano, fino ad arrivare ai ritratti degli anni Trenta più vicini alla pittura post-impressionista francese, passando attraverso lo straordinario “dipinto d’invenzione” Pesci sulla spiaggia, firmato e datato 1931.
Alberto Salietti, ravennate, fu uno degli artisti che portò a Chiavari, durante i suoi lunghi soggiorni in riviera, territorio di elezione per gli artisti nel secondo e nel terzo decennio del secolo, l’eco di “Novecento”, movimento sorto a Milano nel 1922 che in breve era divenuto l’arte ufficiale: la Società Economica di Chiavari espone in questa sala uno 
Studio per un ritratto (Ritratto di Ada) firmato e datato 1926, che nella sua essenzialità e linearità rivela l’adesione del pittore al novecentismo.
Anche lo scultore Francesco Falcone fece parte come Rambaldi del “Gruppo d’Azione d’Arte” fondato a Chiavari nel 1925: dell’artista si espone qui una 
Testa di filosofo in bronzo; di pochi anni dopo è il busto in bronzo realizzato da Rodolfo Castagnino e raffigurante la moglie dello scultore.
La sala presenta inoltre tre opere più recenti, due dipinti di Giacinto Galbiati (Monza 1908 – Pavia 1992), pittore lombardo che ha esercitato la sua attività per oltre trent’anni a Chiavari e in Liguria, e una 
Natura morta di Bartolomeo Sanguineti (Lavagna, 1916 – ivi, 1999). 

Un cenno a parte merita l’arte del genovese Lorenzo Garaventa, del quale la Società Economica di Chiavari vanta un intero Museo a lui dedicato: si espongono in questa sala un disegno preparatorio ed una scultura raffiguranti un Ermafrodito. 

Sala espositiva D 
Questa sala accoglie e riunisce le opere più significative del nucleo di dipinti “antichi” facenti parte della collezione della Società Economica, appartenenti a diversi ambiti pittorici ed eseguiti tra la metà del Cinquecento e la metà del Settecento. Attrae subito l’attenzione lo straordinario Gabinetto d’amatore con asini iconoclasti del noto pittore anversano Frans Francken II il Giovane, realizzato agli inizi del Seicento: una composizione tipicamente fiamminga, raffigurante un’immaginaria “parete di quadri” e un ripiano con innumerevoli oggetti di varia natura, “curiosità” e “meraviglie”, elementi articolati in modo da suggerire significati allegorici la cui complessità è accresciuta dalla presenza di un’esplicita scena di iconoclastia.
Di ambito senz’altro fiammingo, per stile, composizione e qualità del legno utilizzato è anche il cinquecentesco 
Compianto sul Cristo morto realizzato probabilmente dalla bottega di un altro famoso artista, Quentin Massys, come sembrano rivelare confronti stilistici con altre sue composizioni e approfondite analisi riflettografiche. 
Anche la dettagliata iconografia e soprattutto l’incisiva pennellata della 
Madonna con Bambino e Santi – la Sacra Famiglia è circondata da San Girolamo, San Francesco e dall’arcangelo Michele con la bilancia con la quale pesa le anime - lascia supporre che si tratti di un’opera legata all’ambito nordico. Di quest’ultime due opere si espongono, per motivi di conservazione, riproduzioni fotografiche. 
Attribuiti invece alla mano di Alessandro Magnasco, uno dei più importanti pittori genovesi attivi tra il XVII e il XVIII secolo, sono i due dipinti 
Eremita tentato e Paesaggio con due anacoreti, che presentano soggetti, composizione e pennellata propri del maestro.
L’esposizione della sala comprende inoltre una serie di dipinti di varia estrazione: una secentesca 
Madonna con Bambino derivante da Antoon Van Dyck, una Madonna con Bambino e San Giovannino già attribuita alla scuola del Correggio, un Angelo custode vicino per struttura compositiva ad alcune opere di Guido Reni, Giuseppe venduto ai fratelli, pregevole dipinto attribuibile all’ambito genovese del Seicento: la scena si riferisce alla giovinezza dell’ultimo dei patriarchi dell’antica storia di Israele, Giuseppe, per gelosia venduto dai fratelli come schiavo ad una carovana di beduini. 
Si espongono inoltre due sculture dell’artista chiavarese Pietro Solari, 
Marinaio e Lupo di Mare, fuse in bronzo da originali in legno del 1939-1940, opere caratterizzate da istanze primitiviste che determinano superfici levigate ed una certa essenzialità delle linee. 

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