Sedia Chiavari

La Società Economica di Chiavari - fondata il 15 aprile 1791 - già nel 1793 dà vita ad un’Esposizione industriale, consistente in una mostra di manufatti destinati per sorteggio a premi di lotteria. Agli artigiani, all’occorrenza anticipandone la spesa, venivano commissionati oggetti diversi che, accuratamente eseguiti, concorrevano ai premi e successivamente venivano esitati mediante pubblica lotteria.

La prima Esposizione chiavarese fu tenuta nel 1793, in coincidenza delle feste patronali della Madonna dell’Orto, nell’ex Oratorio di S. Maria della Valle (poi Teatro Verdi), aperta con un discorso del marchese Stefano Rivarola, presidente della Società Economica; gli oggetti esposti erano 20, per 200 numeri di lotteria. Nel 1796, in occasione dell’Esposizione, a tale Giuseppe Gaetano Descalzi detto il Campanino venne assegnata una medaglia d’argento per due mobili di squisita fattura.

Nel 1807 il marchese Stefano Rivarola tornò da Parigi con alcune sedie che lo avevano colpito per la loro eleganza e le propose, come modello, ad alcuni dei migliori artigiani chiavaresi.

Il Descalzi, sdegnando la pura imitazione del modello, si mise d’impegno a perfezionarlo; modificata la sagoma della spalliera e delle gambe, sostituì l’intelaiatura del piano della seggiola, usando un nuovo impagliatino, ritagliato da fili di salice, così finemente tessuto a spiga, compatto ed elastico, da rassomigliare ad una robusta tela di lino. Il tutto ben leggero, ma solido: la sedia si pesava ad once e i suoi fili intrecciati si misuravano al millimetro.

Ma così modificata e perfezionata la seggiola parigina non era più quella, era una nuova creazione, era la seggiola di Chiavari, subito detta Campanino.

Antonio Canova volle possederla, dichiarando che il suo creatore aveva risolto il difficile problema di ottenere, con la massima leggerezza, la massima solidità.

Alla medaglia d’argento conferita al Campanino nel 1796 ne seguirono altre quattro e, nell’Esposizione del 1829, gli fu assegnata la medaglia d’oro, unitamente alla nomina a Socio Ausiliario. Immediatamente egli venne insediato tra gli uffiziali “non più per ricevere premi, sì meglio per votare nel darli”; una medaglia d’oro gli fu assegnata a Genova, nell’Esposizione del 1846.

La seggiola Campanino si diffuse in tutto il mondo e la modesta officina del seggiolaio fu visitata da principi e da monarchi.

Nel 1825 vi giunsero in comitiva due sovrani e due regine: erano Carlo Felice re di Sardegna, Francesco I re delle Due Sicilie, con le consorti; Francesco I acquistò oltre un centinaio di seggiole ed una tavola, impiallacciata a trucioli, cui il Campanino, con accorta innovazione, aveva applicato un piano d’ardesia verniciato.

Nel 1825 Metternich lo chiamò a Vienna per commissionargli importanti ordinazioni per la corte imperiale. Nel 1838 re Carlo Alberto venne a far visita al Campanino, le cui sedie poi usò nella propria reggia, accordandogli di fregiare la sua officina dello stemma reale. Nel 1852 il presidente della Società Economica, nella pubblica seduta del 4 luglio, lo decorò con la croce di Cavaliere dei SS. Maurizio e Lazzaro, della quale, a sua insaputa, il modesto artigiano era stato insignito.

Morto - nel 1855 - il Campanino, la sua arte prosperò a lungo, per opera sia dei familiari, sia di esperti ebanisti chiavaresi, finché sopraggiunsero a contenderle il terreno, la seggiola di Vienna e le odierne innumerevoli varietà di sedie e poltrone; ma la seggiola Campanino rimase, a buon diritto, nella storia del mobilio.

Se é per merito del Descalzi che si poté realizzare il sogno della Società Economica di dare vita ad una manifattura artigianale capace di produrre su larga scala oggetti qualificati, é pur vero che - come ebbe a dire il nob. Giuseppe Cavasola nel suo discorso presidenziale del 1843 -, “la seggiola ha sviluppato un genio, che senza l’impulso della Società Economica, sarebbe forse rimasto fra noi sconosciuto alle arti e a sé medesimo”.

Recentemente la Società Economica ha ideato e istituito il Primo Concorso Europeo di progettazione della sedia di Chiavari in collaborazione con la Camera di Commercio di Genova e la Facoltà di Architettura dell’Università di Genova. 

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